La pandemia da Covid-19 ha messo a dura prova il sistema sanitario di tutto il mondo, compromettendone le risorse e l’offerta di cura. Un momento difficile in cui la capacità organizzativa e la digitalizzazione sono state fondamentali per la trasmissione puntuale delle informazioni e per accelerare i servizi dedicati ai pazienti. Ora che ci stiamo lasciando alle spalle la fase di emergenza, è tempo di fare un bilancio per comprendere come sono cambiate le esigenze degli operatori della sanità e quali strumenti sono stati utili.
Un modo per capire quale direzione seguire e su quali strumenti investire per ovviare alla carenza di personale, oltre che migliorare e ampliare l'erogazione delle cure e supportare il lavoro dei medici e dei professionisti della salute.
Un tema che è al centro della ricerca Future Health Index 2022 di Philips che ha coinvolto un campione di circa 3 mila persone di 15 diversi Paesi, tra cui l'Italia. In questo documento i leader della sanità - tra cui manager e altre posizioni di rilievo di studi medici, poliambulatori, centri di medicina d'urgenza - sostengono che investire nella digitalizzazione e nella formazione all’utilizzo di dati nell’advanced analytic può migliorare la qualità, i costi e la rapidità delle cure. Approfondiamo quanto emerso e qual è il punto di vista dei manager sanitari.
Durante la pandemia il settore sanitario italiano si è trasformato. Ha affrontato diverse sfide: carenza di personale, comunicazione più intensa con i pazienti, aumento delle ore di lavoro e delle minacce alla sicurezza dei dati sanitari. Sono stati anni impegnativi, ma che hanno registrato anche un forte incremento dell'utilizzo della telemedicina e degli strumenti digitali. Strumenti che sono stati utili, per esempio, per:
Molto è cambiato - compresa la gestione dello studio medico - e la digitalizzazione è stata fondamentale per supportare sanitari e pazienti. Secondo il report Philips, anzi, è diventata una delle priorità su cui i leader italiani della sanità intendono investire anche post pandemia, per fornire una migliore assistenza ai pazienti, oltre che a ridefinire e ottimizzare l'analisi descrittiva e predittiva. L’uso delle diverse tecnologie e l’interpretazione dei dati, infatti, può rivelarsi utile su diversi livelli, sia in ambito clinico che operativo per migliorare le diagnosi, gestire facilmente la struttura e rendere più agile e consapevole il processo decisionale.
In generale, la fiducia nell'utilizzo dei dati è alta: il 78% degli intervistati, infatti, è convinto della loro accuratezza e per l'80% di loro è possibile ricavarne informazioni utili.
L'unico nodo da sciogliere riguarda la raccolta, l'utilizzo e la conservazione dei dati. Da una parte servono conoscenze mirate e una formazione adeguata per sfruttare al meglio il loro potenziale. In questo senso, può essere utile incrementare le partnership con altre strutture ospedaliere e sanitarie nazionali, istituzioni accademiche o aziende attive nel settore Health Technology. D’altro canto, è fondamentale avvalersi anche di un sistema di protezione e tutela della privacy. Il 32% dei manager sanitari italiani sostiene, infatti, che la sicurezza delle informazioni è cruciale e il timore di una violazione costituisce una barriera al loro utilizzo.
Nei prossimi anni, dunque, la sfida sarà quella di:
Come abbiamo anticipato, durante la pandemia l'utilizzo di strumenti digitali in ambito sanitario è cresciuto in modo esponenziale, così come sono aumentati i rischi legati alla violazione dei dati e gli attacchi informatici. Solo per fare un esempio, la Regione Lazio, nell'agosto del 2021, è stata vittima di un attacco ransomware che ha reso inaccessibile il portale, bloccando per alcuni giorni le prenotazioni per i vaccini anti Covid-19; mentre nel 2022 un altro attacco informatico ha messo a rischio i dati sensibili dei pazienti in alcune strutture di Napoli e Padova.
Ecco perché la privacy e la sicurezza dei dati sono la maggiore priorità per i leader italiani del settore sanitario: una percentuale che – stando alla ricerca Philips – riguarda il 41% degli intervistati e supera di gran lunga la media globale e dei colleghi europei, che si fermano rispettivamente al 20% e 21%. Per risolvere questo problema, come vedremo, è importante investire nella giusta direzione, su strumenti protetti e sulla formazione del personale.
Negli ultimi anni i responsabili della sanità hanno investito sul fascicolo sanitario e sulla telemedicina; spese a cui, nei prossimi anni, si aggiungeranno quelle per l'Intelligenza Artificiale. L'obiettivo sarà ampliare la digitalizzazione, migliorare la lettura dei dati e utilizzare l'IA (e le altre tecnologie avanzate) per migliorare l'erogazione delle cure e l'assistenza da remoto.
Per farlo, i responsabili potranno avvalersi dei fondi messi a disposizione dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), parte del progetto Next Generation EU, nato per sostenere gli Stati membri nella ripresa economica post-Covid e che comprende l'accessibilità e la modernizzazione dell'assistenza sanitaria in tutto il Paese. L'obiettivo sarà quello di migliorare i servizi e, allo stesso tempo, aumentare l'interoperabilità del sistema tra diversi operatori, adottando una serie di standard unificati a livello nazionale sull'utilizzo dei dati e su privacy e sicurezza.
Fino a qualche anno fa in Italia la telemedicina era meno diffusa rispetto a oggi. Infatti, con la pandemia tutto è cambiato. In poco tempo, anche grazie a un'assistenza efficiente e incentrata sul paziente, l'utilizzo delle piattaforme digitali si è rivelato fondamentale, convincendo il 42% dei manager della sanità italiani a investire ulteriormente su questo strumento per favorire le visite e il monitoraggio a distanza, tele-consulti e tele-monitoraggio. Gli investimenti, dunque, rimarranno, ma saranno ridotti a vantaggio dell'intelligenza artificiale.
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Scopri di piùCome anticipato, il focus degli investimenti da oggi fino al 2025 si sposterà sull'Intelligenza Artificiale e - secondo la ricerca Philips - in Italia costituirà il primo obiettivo d'investimento (pari all'85%). I primi segnali sono già evidenti: l'IA, infatti, si è già collocata al primo posto tra gli investimenti principali al 67% (rispetto al 60% a livello globale e al 56% in Europa) e crescerà ulteriormente perché queste tecnologie migliorano il servizio di assistenza, rendendolo più efficiente ed efficace. Inoltre, sono fondamentali per potenziare l'analisi predittiva e aiutare i sanitari a interpretare meglio i dati – sia a livello clinico che operativo - offrendo ai pazienti un'assistenza mirata e al momento giusto, ottimizzando i processi e riducendo i costi delle cure.
Secondo la ricerca, inoltre, l'analisi predittiva – già adottata in Italia dal 21% delle strutture - può migliorare operativamente la gestione della salute della popolazione tra cui:
Nonostante la grande fiducia riposta in questa tecnologia (ritenuta affidabile dal 60% degli intervistati), l'utilizzo nell'ambito clinico a oggi non supera il 58% nelle strutture sanitarie italiane, in cui si teme per la sicurezza e la privacy dei dati.
I leader della sanità intervistati da Philips riconoscono che i prodotti digitali e le IA in ambito sanitario, sia a livello clinico che organizzativo, sono fondamentali. “L'IA - si legge nel documento - è già al primo posto tra gli investimenti principali al 67% (rispetto al 60% a livello globale e al 56% in Europa) e si stima continuerà a crescere come priorità nei prossimi tre anni”. Al contempo, però, emergono alcune perplessità. Nella ricerca, infatti, si segnala che “con il crescente utilizzo di tecnologie digitali, aumentano anche i rischi di violazione di dati e di attacchi ransomware”. E ancora: “non stupisce che il 41% dei leader italiani della sanità abbia posto la sicurezza e la privacy dei dati quale priorità assoluta”.
Per questo, gli investimenti si concentreranno su strumenti dove la sicurezza è già stata integrata nella progettazione e nello sviluppo del prodotto, pensati secondo i principi della security-by-design, già utilizzati con successo in ambito finanziario. Si tratta di un sistema di progettazione che, grazie a monitoraggio continuo, aggiornamenti e cambio costante delle credenziali, rafforza il sistema informatico, anticipando ed evitando potenziali attacchi. Ovviamente, anche il personale che usa ogni giorno questi strumenti deve essere formato per scongiurare eventuali incidenti e gestire ogni imprevisto.
Promuovere un utilizzo migliore dei dati è una priorità per i responsabili della sanità italiana perché aumenta l'efficienza operativa delle strutture e dei sanitari, oltre a migliorare le analisi descrittive e predittive. Bisogna però capire come sfruttare il loro potenziale al meglio, usando tutti i dati critici e di alta qualità che si possono ottenere attraverso gli strumenti digitali. Per questo, il 34% degli investitori italiani (rispetto il 22% dei colleghi europei) nei prossimi anni intende rivedere il budget per promuovere un migliore utilizzo dei dati investendo, per esempio, in software che possano rispondere alle esigenze delle strutture e formando il personale sull'utilizzo più consono.
La pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione all’interno delle strutture sanitarie. I vantaggi di questa trasformazione sono molteplici perché sostengono i professionisti sia a livello clinico che operativo. Affidarsi alle nuove tecnologie può migliorare la gestione del lavoro e del tempo, ottimizzare gli appuntamenti, facilitare le diagnosi a distanza (per i casi non gravi). Per esempio, MioDottore ha pensato a diversi strumenti per gestire il lavoro di medici e professionisti sanitari: scopri quali sono le soluzioni disponibili per ottimizzare la gestione del tuo studio.