Nuova indagine - GDPR, privacy e pazienti: cosa sanno i medici italiani?

Privacy tecnologia medicina GDPR

Quello tra privacy, nuove tecnologie e professioni medico-sanitarie è un rapporto complesso e in continua evoluzione. Ecco i risultati dell’ultimo sondaggio con un campione di medici italiani.

La nostra indagine sulla privacy, il GDPR e i medici 

L’indagine è stata realizzata nel mese di giugno 2023, con l’obiettivo di comprendere il livello di consapevolezza e di interesse da parte dei medici nei confronti delle tematiche relative alla privacy e al GDPR, in particolar modo in relazione all’uso di tecnologie digitali per la raccolta dei dati degli assistiti a fini clinici e per la comunicazione medico-paziente. 

Chi ha risposto al sondaggio sulla privacy e la medicina?

Hanno risposto al sondaggio 199 medici di differenti specializzazioni. Tra questi, nella scelta di un mezzo di comunicazione per contattare i propri pazienti:

  • Circa il 78% ritiene importante (46%) o molto importante (32%) la sua conformità alle normative di materia privacy
  • Il 13% ritiene che la conformità alle normative sulla privacy non sia né molto importante, né poco importante
  • Solo il 9% ritiene poco importante (7%) o per nulla importante (2%) tale conformità.

I mezzi di comunicazione più affidabili per la privacy (secondo i medici)

Prendendo ulteriormente in esame proprio i 155 medici che hanno indicato come importante o molto importante la conformità al GDPR dei mezzi di comunicazione con i propri assistiti, abbiamo raccolto le loro risposte alla domanda su quale sia il mezzo di comunicazione da loro considerato più affidabile (dal punto di vista del rispetto della privacy): 

  • il 29% considera le interazioni di persona (in studio o a domicilio) il metodo più sicuro per scambiare informazioni con i pazienti
  • il 25% considera le chiamate telefoniche il metodo più sicuro per scambiare informazioni con i pazienti
  • il 15% considera le email il metodo più sicuro per scambiare informazioni con i pazienti
  • il 15% considera le piattaforme o app specifiche per la comunicazione medico-paziente o Piattaforme o app specifiche per la telemedicina il metodo più sicuro per scambiare informazioni con i pazienti

Privacy: non tutti i medici sono d’accordo sui migliori mezzi di comunicazione!

Da ciò, tuttavia un primo dato controverso: infatti, alla domanda su quale pensano che sia il metodo meno sicuro per comunicare con i pazienti, molti medici hanno offerto risposte speculari a quelle della precedente domanda: 

  • il 23% considera le chiamate telefoniche il metodo meno sicuro per scambiare informazioni con i pazienti
  • il 21% considera le Applicazioni di messaggistica istantanea il metodo meno sicuro per scambiare informazioni con i pazienti
  • il 17% considera gli SMS il metodo meno sicuro per scambiare informazioni con i pazienti

Quindi, gli stessi mezzi di comunicazione indicati come “più affidabili” da alcuni medici sono gli stessi che vengono indicati come “meno affidabili” dai colleghi: una contraddizione non da poco!

Perché i medici italiani si contraddicono sulla privacy?

Probabilmente, la risposta arriva dal secondo focus di questa ricerca: prendendo in considerazione 155 dottori che considerano importante e molto importante la conformità alle normative privacy del mezzo di comunicazione che scelgono per contattare i pazienti, vediamo che:

  • il 53% non ha mai sentito parlare di GDPR o ha sentito parlare di GDPR, ma non in merito al trattamento dei dati sanitari
  • il 26% ha sentito parlare di GDPR e dati sanitari, ma non saprebbe spiegare bene l'argomento
  • solo il 21% risponde: “Sì, ho sentito parlare di GDPR e dati sanitari e potrei spiegare bene l'argomento”.

Cosa possiamo trarre da queste risposte? In generale, la privacy è un tema che interessa i dottori, ma di cui hanno poca conoscenza, come dimostra la scarsa consapevolezza circa le normative del GDPR emersa dal sondaggio.

Tuttavia, sono i medici stessi a suggerirci quali potrebbero essere dei metodi per colmare questo gap. 

GDPR: cosa vorrebbero i medici?

In particolare, le tre risposte più “gettonate” dai professionisti sanitari alla domanda: “Cosa pensi possa essere fatto per favorire la privacy e la protezione dei dati in ambito sanitario?” sono state: 

  • Garantire una formazione adeguata al personale sanitario in merito alle normative sulla privacy e al trattamento dei dati (25% degli intervistati)
  • Maggiore collaborazione tra medici ed esperti di sicurezza informatica per sviluppare soluzioni ad hoc per il settore sanitario (12%)
  • Maggiori gli incentivi statali affinché i medici possano usare strumenti o tecnologie più avanzati e sicuri (10%)

In generale, dunque, emerge ancora una volta la grande attenzione dei medici nei confronti di questo argomento, e soprattutto la voglia di colmare eventuali “gap” in termini di conoscenze tecniche e legislative: questo dato, d’altronde, emerge spesso anche negli eventi che MioDottore Connect organizza con professionisti sanitari e leader dell’innovazione tecnologica: in poche parole, i medici vogliono saperne di più, ma avrebbero bisogno di maggiore supporto e di interventi ad hoc, anche istituzionali, per chiarire i punti oscuri di questa materia. 

Tecnologia, medicina e privacy: tutto sommato, una visione positiva

Sempre dal punto di vista della privacy, abbiamo raccolto i pensieri dei medici riguardo alla possibilità del mondo medico e scientifico di raccogliere i dati dei pazienti: soltanto l’1% ha opinioni negative o molto negative a riguardo. 

Tuttavia, il 19% dei dottori esprime effettivamente un certo timore derivante da un eventuale uso dei dati per fini illeciti e/o da persone non autorizzate. 

Va detto che tale timore probabilmente si ricollega a un fenomeno descritto in precedenza, ossia dal fatto che molti medici non ritengono di essere ben informati sulle tecnologie da usare e, soprattutto, dichiarano di non conoscere bene (o affatto) la normativa del GDPR in relazione ai dati sensibili dei pazienti. 

Complessivamente, i medici interpellati hanno comunque una visione tendenzialmente positiva sull’uso delle tecnologie per la raccolta di dati dei pazienti per fini clinici, infatti soltanto l’1% degli intervistati è convinta che l’accesso ai dati dei pazienti non comporti dei vantaggi, mentre invece: 

  • Il 33% ritiene che la possibilità di avere accesso alla storia sanitaria dei pazienti possa migliorare il processo di cura e diagnosi
  • Il 16% ritiene che ciò possa essere utile per potenziare la ricerca scientifica e medica
  • L’11% ritiene che la raccolta e la condivisione dei dati sanitari dei pazienti possa migliorare la qualità dell'assistenza sanitaria del Paese.

Conclusioni

Riteniamo significativa la risposta dei professionisti sanitari alle innovazioni tecnologiche: finora, infatti, specie dopo la pandemia l’abilità dei medici e dei direttori dei centri medici di adattarsi a uno scenario in continuo cambiamento hanno avuto un impatto modernizzatore e positivo sulla comunicazione medico-paziente, la medicina territoriale e molti altri campi. 

Quel che manca ancora, evidentemente, è una risposta univoca al problema del gap di conoscenze e informazioni nell’ambito delle normative delle privacy nelle comunicazioni tra medico e paziente, e tra diversi professionisti sanitari. 

Naturalmente, MioDottore è qui anche per provare a contribuire a migliorare questa situazione e informarti in maniera corretta e semplice a riguardo. Torneremo presto su questo argomento e, nel frattempo, ti ringraziamo per la tua attenzione.