Coronavirus: come ha cambiato specialisti e centri medici? Reazioni e contromisure
La pandemia da Covid-19 ha colpito diversi settori nel 2020 e, in parte, anche nel 2021. Fra i settori colpiti, anche quello medico, che si è visto chiamato ad una repentina (e necessaria) trasformazione. Abbiamo raccolto alcuni dati e informazioni sulle reazioni, l’impatto e le azioni di contenimento dei centri medici italiani ed europei in questo periodo, per fornirti un quadro generale della situazione e, se possibile, qualche spunto utile di riflessione.
Covid-19: l’impatto emotivo e organizzativo sugli specialisti
Che tu sia un professionista della salute o l’amministratore di un centro medico, certamente hai dovuto confrontarti con la forza devastante di questa pandemia. Certamente, le tue preoccupazioni e i problemi che hai dovuto affrontare sono stati parte integrante della vita di chiunque lavori in questo settore: un aspetto, purtroppo, poco affrontato nei media tradizionali.
Da una nostra recente ricerca, condotta su un campione di 140 specialisti e incentrata sull’impatto della prima pandemia nel loro quotidiano, emergono alcuni spunti degni di riflessione:
- Questa pandemia ha costretto molti dottori e cliniche ad affrontare situazioni fuori dal comune: addirittura il 78% degli intervistati ha dichiarato di aver partecipato ad attività che normalmente esulerebbero dalla loro specifica area di competenza , mentre solo un 22% ha dichiarato che la propria attività è andata avanti senza variazioni di sorta.
- L’impatto negativo della crisi ha colpito in maniera dura: infatti, circa il 32% dei dottori intervistati ha dichiarato che, sia a causa delle vittime provocate dal virus che dello caos organizzativo che ha investito studi e cliniche, ha provato diversi momenti di stress emotivo e sconforto. Un 23% ha dichiarato di aver sofferto di queste problematiche addirittura ogni giorno durante il periodo della prima ondata.
- Circa il 15% ha dichiarato di aver avuto bisogno e di aver chiesto supporto psicologico nel periodo in esame.
Il dato che però, probabilmente, potrebbe far riflettere maggiormente è la risposta alla domanda: “si sente preparato/a ad affrontare l'ennesima ondata?”. A questa domanda, circa il 40% ha dichiarato di non sentirsi pronto, in particolare sotto il profilo organizzativo. Verrebbe da chiedersi quali strumenti sarebbero utili per prepararsi, ma ne parleremo a breve: intanto, c’è da rispondere a un’altra domanda...
L’attività medico-sanitaria è irrimediabilmente cambiata a seguito della pandemia?
Per la maggior parte dei nostri dottori (il 61%) non c’è dubbio. L’intera professione ha subito cambiamenti in pochi mesi e altri ne arriveranno: i principali punti evidenziati riguardano tutte le procedure per ridurre le code nei centri, educare e rassicurare operatori, specialisti e pazienti, e in generale, le misure di sicurezza per minimizzare il contagio continuando però ad avere un certo livello di produttività. Avendo già analizzato questo fenomeno in altri contesti, siamo propensi a pensarla come i tuoi colleghi.
Il cambiamento più evidente - e anche uno dei più utili ad affrontare le sfide davanti a noi - è dato sicuramente dalla telemedicina. Sempre più cliniche e studi medici stanno utilizzando strumenti di telemedicina per restare vicini ai propri pazienti in maniera sicura e innovativa: noi stessi qui a MioDottore, da quando abbiamo offerto ai centri medici e agli specialisti il servizio di Consulenza Online, abbiamo registrato un “boom” di utilizzi (oltre 6000 dottori Premium le usano ad oggi).
Effettivamente i tuoi colleghi intervistati dichiarano che la telemedicina sia una risorsa utilizzabile in tutti i casi nella loro specializzazione (42%) o che lo sia almeno in alcune circostanze (42%). In risposta alla domanda: “Utilizzerebbe o ha già usato uno strumento di telemedicina (videochiamata, telefono, referti online) per prime visite o consulti?”, solo il 16% dichiara di non averla utilizzata o di non aver mai contemplato l’idea di servirsene.
Risposte d’eccellenza alla Pandemia: l’Hospital de San Pau di Barcellona
Leggendo le news delle ultime settimane, scopriamo che il fenomeno è abbracciato dai centri medici e dagli ospedali di buona parte del globo, con esempi di eccellenza come l’Hospital de Sant Pau di Barcelona, che ha avviato un progetto pilota per fornire consulenze da remoto per molte specializzazioni, e permettere ai propri dottori di svolgere il proprio lavoro a tempo pieno, senza sacrificare gli appuntamenti che andrebbero persi per le misure di profilassi tra una visita e l’altra.
Tra le specializzazioni che stanno usando questo strumento, spiccano senza dubbio per successo:
- Psicologia e psichiatria (circa il 100% dei casi è stato ritenuto “trattabile con strumenti di telemedicina”)
- Oftalmologia (il 90% delle visite è avvenuto finora per via telematica)
Ginecologia (quasi l’80% delle visite di consulto, ed è stato ritenuto molto utile per le consulenze alle pazienti incinte, senza far rischiare loro delle visite in presenza) - Dermatologia: gli specialisti del San Pau assicurano che la telemedicina è stata molto utile per aiutare la quasi totalità dei pazienti in questa fase delicata.
- Cardiologia: potrà sembrare controintuitivo, ma per i casi di semplice consulenza a chi è affetto da patologie cardiache croniche, lo strumento della consulenza da remoto è servito molto, visto anche il rischio che corrono questi pazienti in caso di infezione da Coronavirus.
Il digitale come prevenzione dall’aumento dei contagi? Forse sì
Un altro strumento che molti amministratori di centri medici o singoli specialisti hanno utilizzando è quello del questionario elettronico prima della visita: se il gestionale del tuo centro dispone di un sistema di prenotazioni online come ad esempio quello di MioDottore, è possibile inserire un questionario obbligatorio per il paziente, detto “Check-In”, in cui porre domande circa lo stato di salute e altre informazioni rilevanti.
Abbiamo infatti potenziato questa funzione aggiungendo il Check-In Covid-19 in cui il paziente dovrà rispondere a una serie di domande specifiche al fine di rilevare eventuali sintomi del Coronavirus, per minimizzare il rischio di contagio nel tuo centro.
Alcuni grossi centri, come il St. John Hospital in Gran Bretagna, hanno già implementato quiz e questionari per i pazienti, per poter eventualmente indirizzare chi soffre o potrebbe soffrire di Coronavirus presso le strutture adeguate ed evitare situazioni potenzialmente dannose per il proprio staff e i propri dottori.
In conclusione…
Questo articolo aveva due principali scopi: darti una panoramica su come anche i tuoi colleghi hanno vissuto questa situazione senza precedenti e, soprattutto, offrirti qualche spunto per reagire a essa in maniera pronta. Un utile elemento da portare a casa: molte best practice nate in contingenza sono divenute procedure regolarmente seguite, perché capaci di ottimizzare tempi ed eliminare sprechi.
Dopo tanti anni all'estero per studio e per lavoro, sono finalmente tornato a vivere in Italia: dal 2017, sono Marketing Specialist e Copywriter. Mi occupo di contenuti online, amo scrivere per diletto personale e sono anche appassionato di letteratura, cinema e musica (da ascoltare e da suonare).