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10 dic 2025

FSE 2.0: cosa cambia e come adeguarsi

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Roberta Cammarota

Il nuovo FSE 2.0 diventerà obbligatorio per tutti i professionisti sanitari e per tutte le strutture a partire da aprile, introducendo un modello di sanità digitale completamente rinnovato, orientato all’interoperabilità, all’accesso ai dati in sicurezza e all’integrazione tra pubblico e privato.

Ma cosa significa nel concreto per gli addetti ai lavori? Lo abbiamo chiesto agli esperti del team Gipo, Enrico Grilli e Vincenzo Camerino.

 

Un nuovo modello di gestione dei dati sanitari

L’FSE 2.0 nasce per risolvere una fragilità storica del sistema: la frammentazione.

Nel modello precedente, ogni regione aveva sviluppato la propria versione del fascicolo, spesso con funzionalità differenti, livelli di aggiornamento non uniformi e standard documentali non sempre sovrapponibili. Dunque, è mancato per anni un linguaggio comune.

Il nuovo impianto normativo e tecnologico punta invece a costruire un unico ecosistema nazionale, in cui documenti e dati clinici:

  • siano prodotti secondo standard tecnici unificati;
  • siano reperibili ovunque, indipendentemente dalla regione di origine;
  • possano essere utilizzati non solo per la cura, ma anche – in forma aggregata e anonimizzata – per finalità di governance, prevenzione e ricerca.

Per un centro medico, questo significa che ogni referto, ogni prescrizione, ogni lettera di dimissione entrerà in un circuito interoperabile, diventando parte della storia clinica del paziente a livello nazionale. È un cambio di paradigma che avvicina il privato al SSN e rafforza il ruolo delle strutture nel percorso di cura complessivo.

L’Ecosistema Dati Sanitari (EDS): la vera rivoluzione

Il cuore del FSE 2.0 è l’EDS, un ambiente nazionale che raccoglie i dati clinici in forma strutturata, quindi non solo i PDF dei referti, ma le informazioni “interpretate”, leggibili e riutilizzabili.

Questo è possibile perché i documenti clinici vengono elaborati con formati strutturati (es. HL7 e CDA2), che permettono di estrarre informazioni atomiche come diagnosi, parametri, procedure, codifiche, date, referti testuali.

Per le strutture questo passaggio non è solo un obbligo tecnico, ma anche un vantaggio:

  • gli operatori sanitari potranno consultare la storia clinica del paziente anche se generata altrove;
  • i referti prodotti avranno maggiore valore diagnostico grazie alla standardizzazione;
  • in prospettiva, i sistemi di decision support e gli algoritmi di Intelligenza Artificiale avranno dati più affidabili su cui operare.
Il fascicolo si basa su un'architettura chiamata, in gergo, federata: tutti i documenti inviati al fascicolo non vengono spediti in un unico contenitore nazionale, ma sono dislocati in più contenitori che si chiamano repository, dislocati in tutto il territorio nazionale.
I repository possono essere di tipo pubblico o di tipo privato. I repository pubblici sono gestiti dagli enti pubblici - ASL e Regioni essenzialmente; i repository privati, invece, vengono gestiti direttamente dalle strutture private oppure da aziende che offrono questo servizio.
 
Quali documenti devono essere inviati al FSE e come farlo
 
Tutte le strutture sanitarie, senza distinzione tra pubblico, privato accreditato o semplice privato autorizzato, dovranno inviare al fascicolo i principali documenti prodotti.
 
L’elenco è ampio e destinato ad aumentare. Tra i documenti principali rientrano:
  • il Profilo Sanitario Sintetico (PSS), redatto dai medici di medicina generale e pediatri;
  • i referti di specialistica, inclusi laboratorio, radiologia e anatomia patologica;
  • le prescrizioni e i verbali di pronto soccorso;
  • le lettere di dimissione;
  • i documenti legati a esenzioni e vaccinazioni.
Un chiarimento molto importante riguarda le immagini radiologiche: non vengono caricate direttamente nel fascicolo, ma i referti devono contenere i riferimenti necessari per collegarle ai sistemi PACS, evitando la duplicazione di file molto pesanti.
 
Il processo di invio è altrettanto rilevante: il documento va generato, firmato digitalmente con standard PADES e inviato tramite un gestionale accreditato dal Ministero della Salute, che deve superare controlli tecnici a livello nazionale e, in alcuni casi, anche regionale.
 
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Obblighi e scadenze: cosa prevede la normativa

La normativa ha introdotto un obbligo chiaro: tutti i referti devono essere inviati al FSE entro 5 giorni dall’erogazione della prestazione.

Oggi non sono ancora previste sanzioni, ma la normativa indica chiaramente che verranno introdotte dopo marzo 2026.

E proprio marzo 2026 è la data decisiva di tutto il processo: entro questa scadenza almeno il 90% dei documenti clinici prodotti sul territorio nazionale dovrà confluire nel FSE. Per i centri privati significherà essere in grado non solo di produrre documenti conformi, ma anche di inviarli in modo puntuale e continuativo.

 

Requisiti tecnici per essere conformi

Per rispettare gli obblighi dell’FSE 2.0, un centro medico deve disporre di un gestionale che soddisfi requisiti precisi:

  • produzione di documenti in formato CDA2, con struttura HL7;
  • firma digitale con standard PADES;
  • accreditamento ministeriale e, dove richiesto, accreditamento regionale;
  • conformità alle eventuali procedure di accreditamento regionale;
  • compatibilità con repository pubblici e privati;
  • strumenti per gestire l’invio massivo o puntuale dei referti e monitorarne l’esito.

Per un centro medico, avere un gestionale non aggiornato nel 2026 significa rendere impossibile la trasmissione corretta dei dati e incorrere in problemi di compliance normativa.

Parola agli esperti: ecco com'è andata la digital session su FSE 2.0

Guarda gratuitamente la registrazione del webinar in cui Enrico Grilli e Vincenzo Camerino hanno approfondito i temi del blogpost.

Roberta Cammarota

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