La nuova bozza di riforma potrebbe ridefinire il ruolo dei MMG: leggi l'approfondimento per saperne di più e scoprire cosa potrebbe cambiare per i medici di medicina generale.
Le Regioni italiane si preparano a rivoluzionare l’organizzazione dell’assistenza territoriale, con una bozza di riforma che punta a ridefinire il ruolo dei medici di medicina generale (MMG) e dei pediatri di libera scelta (PLS). Il documento, giunto ormai alle battute finali della discussione politica, è stato esaminato anche dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, in vista di un prossimo decreto ministeriale.
Uno dei pilastri della proposta riguarda la trasformazione del percorso formativo per i medici di cure primarie: il tradizionale corso regionale triennale verrebbe sostituito da una vera e propria specializzazione universitaria.
Questa rappresenterebbe il requisito fondamentale per l’accesso alla dirigenza medica nel SSN, equiparando i medici di famiglia agli specialisti ospedalieri.
Accanto al nuovo profilo formativo, si apre la possibilità per i medici di optare per l’assunzione come dirigenti medici del SSN.
Chi invece sceglierà di mantenere il rapporto convenzionale dovrà farlo in un contesto profondamente rinnovato: la bozza propone infatti di superare il modello di convenzionamento individuale, introducendo forme di accreditamento preferibilmente rivolte a gruppi di medici attivi nelle Case della Comunità.
Indipendentemente dall’opzione scelta – dirigenza o accreditamento – sarà introdotto un monte ore più elevato rispetto a quello attuale, con l’obbligo di garantire la presenza e l’attività all’interno delle Case della Comunità.
I medici convenzionati saranno quindi sottoposti a vincoli operativi immediati e stringenti, come il rispetto dell’orario minimo, l’uso delle tecnologie sanitarie digitali e la definizione di una sede prevalente di attività, sottraendo questi aspetti alla sola contrattazione collettiva.
È prevista l’introduzione di percorsi agevolati per consentire agli attuali MMG e PLS di transitare nella dirigenza medica, con sistemi di riconoscimento semplificato dei titoli.
Inoltre, per favorire l’immediata operatività della riforma, il documento prevede un regime transitorio che consenta l’ingresso dei dirigenti medici anche in assenza del completamento del nuovo percorso specialistico, previa valutazione di equipollenze.
Il documento propone una riforma strutturata attorno a dieci punti fondamentali:
La riforma arriva dopo anni di sperimentazioni regionali, rallentate da vincoli normativi e cambi di governo.
Con l’attuale maggioranza che sembra orientata a chiudere in tempi rapidi, il futuro della medicina generale potrebbe presto cambiare volto. Ma resta da vedere se, e come, le diverse sensibilità politiche riusciranno a convergere su un equilibrio tra autonomia professionale, sostenibilità del sistema e accesso universale alle cure primarie.