Negli ultimi decenni il baricentro della medicina è cambiato. Se per millenni il medico si è occupato soprattutto di chi era già malato, oggi alle cure primarie viene chiesto molto di più: intercettare il rischio prima ancora dei sintomi.
Non si tratta solo di un’evoluzione culturale; i dati ci ricordano quanto la prevenzione possa incidere sul carico di malattia: fino all’80% degli eventi cardiovascolari, ictus e diabete potrebbe essere evitato intervenendo sui fattori di rischio modificabili, così come il 40% dei tumori.
Eppure, una parte molto ridotta della spesa sanitaria è destinata alla prevenzione, pur essendo quest’ultima un investimento che può generare ritorni fino a venti volte superiori.
In questo scenario, il ruolo del MMG è tutt’altro che accessorio: è cardinale. Nel prosieguo di questo articolo spiegherò il perché.
La prevenzione non è un “di più”, né una pratica facoltativa: è un vero e proprio mandato definito su tre piani.
1. Costituzionale
L’articolo 32 della Costituzione tutela la salute come diritto individuale e interesse collettivo. È qui che la prevenzione trova piena legittimità: promuovere la salute è un compito pubblico, tanto quanto curare.
2. Normativo
Nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e nel Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2020–2025, il MMG è indicato come figura chiave nella promozione degli stili di vita, nella gestione del rischio individuale, nella partecipazione ai programmi di screening e vaccinazione e nel raccordo con i Dipartimenti di Prevenzione.
Gli Accordi Collettivi Nazionali e la loro declinazione regionale (AIR) sanciscono compiti ben chiari: coinvolgimento attivo negli screening, campagne vaccinali, presa in carico proattiva dei pazienti fragili, attività di counselling e educazione sanitaria. In alcune Regioni, sono previsti indicatori dedicati e forme di incentivazione.
3. Deontologico
Il Codice di Deontologia Medica parla chiaro: prevenire rischi per la salute individuale e collettiva è parte integrante dell’agire professionale. Non un’opzione, quindi, ma un dovere.
L’esperienza dimostra che il coinvolgimento attivo del MMG aumenta in modo significativo l’adesione ai programmi, in particolare nelle fasce più vulnerabili.
La pratica quotidiana del medico di famiglia, in effetti, attraversa tutte le fasi della prevenzione:
Il DM 77/2022 ha ridisegnato l’architettura delle cure primarie, introducendo un modello più integrato e territoriale. Nel contesto di questo approfondimento, le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) - di cui abbiamo parlato più approfonditamente in questo articolo - mirano a:
La prevenzione richiede valutazione continua. Ministero della Salute, AGENAS e Osservatorio Nazionale Screening monitorano costantemente: