La digitalizzazione della Sanità è un elemento cruciale per la tenuta del sistema. Ecco quali iniziative e incentivi sono previsti. Scopriamoli insieme in questo nuovo articolo!
Quanto impatta la digitalizzazione sulla Sanità? Secondo l’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano, l’adozione di nuove tecnologie è a tutti gli effetti una chiave indispensabile per la tenuta del sistema: “La pandemia ha messo a dura prova il sistema sanitario italiano, portandone sotto i riflettori le fragilità (…) Il nostro Paese ha sofferto per gli scarsi investimenti in Sanità Digitale, ben al di sotto della media europea, per questo ora siamo protagonisti di una sfida: occorre una vera e propria rivoluzione tecnologica, infrastrutturale e culturale.”
Non è un caso quindi che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) – il piano adottato dal Governo italiano in seguito all’emergenza Covid-19 - abbia tra le sue missioni un capitolo completamente dedicato alla Sanità, Missione 6 salute (M6), a cui sono stati destinati finanziamenti per € 15,63 miliardi.
Gli interventi inclusi in MS6, infatti, comprendono misure e incentivi per promuovere le reti di prossimità e di cura domiciliare, la telemedicina, l’innovazione e la digitalizzazione del Servizio Sanitario. Tra gli obiettivi della missione, da raggiungere entro il 2026, rientrano:
In questo modo, le cure potranno essere più personalizzate e tempestive, e la comunicazione tra i vari professionisti coinvolti nell’assistenza al paziente più completa e fluida.
Vediamo allora quali iniziative sono previste e come cambierà il Sistema Sanitario che conosciamo oggi, 2023, nel futuro.
Il Ministero della Salute è titolare degli interventi compresi nella Missione 6, mentre il compito di realizzarli spetta ad AGENAS (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali). Le misure, come abbiamo visto, includono iniziative sia a livello di sanità territoriale che soluzioni per promuovere la digitalizzazione. M6 prevede infatti:
Il modello alla base della Missione 6 si ispira alla Connected Care: un ecosistema in cui, da un lato, il paziente può accedere alle sue informazioni sanitarie e condividerle con diversi operatori sul territorio nazionale, grazie a piattaforme digitali che dialogano fra loro; dall’altro, i medici e i professionisti della salute che lo hanno in cura possono avere una visione sempre chiara e aggiornata della sua storia clinica.
Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), telemedicina e Cartella Clinica Elettronica (CCE) sono alcune delle applicazioni più note e utilizzate di questo modello.
La telemedicina, in particolare, tra tutti gli strumenti che rientrano nel PNRR e nel modello della Connected Care, ha avuto un ruolo determinante nel pieno della pandemia, ed è ancora una delle applicazioni più utili e interessanti della Sanità digitale, sia per i pazienti che per i medici.
Questo tipo di servizio permette infatti al professionista e all’assistito di comunicare a distanza, per esempio attraverso un teleconsulto medico. Una possibilità molto richiesta, soprattutto quando la visita in presenza non è necessaria.
Per il professionista, poi, si tratta di una modalità complementare – quindi non sostitutiva – di prestare la propria assistenza, che viene così integrata da nuove modalità di interazione, come consulenze online e tele monitoraggio. Senza contare che, grazie a queste soluzioni, il medico è svincolato dalla presenza fisica in studio e ha la possibilità di organizzare visite online anche da casa.
Per il paziente, invece, è un servizio utile - e sempre più richiesto - perché contribuisce a risparmiare tempo e spostamenti non necessari.
Una soluzione, dunque, che favorisce la relazione medico-paziente - perché quest’ultimo è al centro del percorso di cura, sia in presenza che a distanza - e che facilita il lavoro quotidiano del professionista, che può contare su strumenti che semplificano la gestione del suo tempo e garantire una qualità delle cure sempre alta.