La tematica della sicurezza in ambito medico-sanitario e scambio di dati tramite messaggistica è importante, specie ora, con il GDPR. Diamo un'occhiata a quali possono essere gli sviluppi di questo tema sempre più delicato e attuale.
I cambiamenti nell’approccio alla comunicazione sono una costante nella storia dell’uomo e, nel quadro di nostro interesse, nella storia della medicina stessa. La comunicazione medico-paziente, infatti, si evolve e modifica, pur mantenendo sempre alcune specifiche caratteristiche, insieme ai cambiamenti che vanno a interessare il mondo della tecnologia e, con essa, gli strumenti comunicativi che mette a disposizione.
Mai si è però verificato un cambiamento come quello avvenuto con l’utilizzo di massa del computer prima e, soprattutto, degli smartphone dopo. In particolare, l’email e le app e gli strumenti digitali di comunicazione istantanea (SMS, WhatsApp, Messenger ecc.) hanno reso la comunicazione più fluida ma anche più “frammentaria” e meno rigida, anche tra dottore e paziente.
La risposta a questa domanda è più complessa di quel che sembra, vero? Perché certamente, di primo acchito la risposta potrebbe essere “no” o quantomeno “non necessariamente”. Già…
Tuttavia, se per un attimo consideriamo il concetto di “strumento” come qualcosa di utile o necessario a svolgere una data funzione, allora non possiamo negare che l’avvento della cosiddetta “E-Health” ad esempio è frutto proprio della rivoluzione digitale e della possibilità di trasferire informazioni di carattere medico-sanitario in modo semplice e istantaneo, senza nemmeno poi tener conto di dinamiche ancor più “banali” e ormai automatiche: un paziente che chiede delucidazioni su una ricetta o una terapia tramite un messaggio, un medico che misura il battito cardiaco del paziente sfruttando il sensore del proprio smartphone, un teleconsulto tra un paziente che non può muoversi da casa e un professionista che dispone di uno strumento di telemedicina.
Senza contare poi innumerevoli app, programmi e strumenti deputati alla prevenzione e al “vivere sano” di cui tantissimi oggi dispongono (per esempio, app che tramite lo smartwatch possono dirci quanti chilometri percorriamo a piedi ogni giorno, quante ore dormiamo in media e così via).
Ma soffermiamoci per un attimo sulla più semplice tra le dinamiche citate, quella dell’uso di tecnologie di messaggistica istantanea tra paziente e specialista...
È infatti proprio il cosiddetto “instant messaging”, ad avere letteralmente cambiato le abitudini di tutti noi. Pensiamo non solo alla vita privata, ma anche a quella lavorativa: dalla necessità dell’incontro faccia a faccia o della telefonata, si è passati a un fitto scambio di informazioni veloci tramite gli SMS, WhatsApp, ecc.
Tale cambiamento ha senza dubbio un grande potenziale e per il professionista della salute la messaggistica istantanea può offrire molti spunti positivi, alcuni più ovvi e altri meno immediati ma altrettanto allettanti:
Al netto di queste innegabili comodità, però, ci sono alcune problematiche che bisogna evidenziare in questa sede:
Se il primo problema è facilmente affrontabile (in fondo, è il professionista a gestire la comunicazione col paziente e a “educarlo” su come, quando e quanto usare gli strumenti di comunicazione digitale nel loro rapporto medico-paziente), il secondo è invece alquanto spinoso.
Come molti sanno, il GDPR è stato introdotto in Europa il 25 maggio 2018. Con tale regolamento la Commissione Europea si è proposta l’obiettivo di rafforzare la protezione dei dati personali dei cittadini dell’Unione Europea (UE) e dei residenti nella stessa UE sia all’interno che all’esterno dei propri confini.
Il testo obbliga tutti i titolari del trattamento di tali dati (persino se dispongono di sede legale fuori dall’UE) ad osservare le normative della legislazione. Ciò non esclude ovviamente neppure la categoria degli operatori sanitari.
Dunque, risulta palese la necessità, per tutti i professionisti della salute che scambiano dati sensibili tra loro e soprattutto col paziente, di prendere atto della normativa tramite scelte consapevoli una volta che abbiano deciso di utilizzare uno specifico canale comunicativo via Internet, in conformità con la normativa GDPR.
Per entrare nel merito, è necessario innanzitutto prendere una per una le app utilizzate maggiormente nella comunicazione digitale e capire se il loro utilizzo rispetta completamente le normative sul GDPR o meno:
Ci sono però alternative “pratiche e veloci” all’uso dei più comuni sistemi di messaggistica, che vadano bene per lo scambio di dati e informazioni digitale in ambito medico-sanitario, in accordo con le norme vigenti? Sì, certamente:
Sulla scelta, naturalmente, ricadono comunque molte variabili, tuttavia è evidente che è necessaria ancora molta cautela all’interno di questa “grey” area e conviene affidarsi a sistemi di comprovata adempienza al GDPR, che proteggano sia i tuoi dati che quelli dei tuoi pazienti.
Una delle funzionalità più richieste riguarda proprio la crittografia end-to-end, un sistema di protezione che non consente a nessuno, a parte chi sta comunicando, di vedere i messaggi “in chiaro”: ciò non risulta possibile a nessuno, neppure a un governo o agli sviluppatori stessi di queste app. Così facendo, i dati contenuti nel messaggio sono cifrati, o crittografati appunto.
Quindi, il messaggio risulta essere protetto dalla divulgazione durante il suo transito dal mittente a chi lo riceve. Alcuni software gestionali hanno dei sistemi di messaggistica integrata, che sono protetti tramite crittografia e sono un'alternativa più veloce e sicura all'uso di app esterne.
Un esempio specifico in ambito medico sanitario è il sistema di chat e messaggistica di MioDottore Premium, usato da oltre 11000 professionisti in Italia, che consente l’invio di messaggi privati tra dottore e paziente in forma totalmente sicura, in pieno accordo con la normativa GDPR, e che sfrutta la tecnologia Amazon Web Services per la sua crittografia.
Ciò risulta doppiamente comodo, oltre che sicuro, perché in questo caso è possibile per il professionista sanitario visualizzare tutto, compresi i messaggi e le comunicazioni con e dei pazienti sulla propria agenda online, in piena sicurezza e senza perdite di tempo o dispersione dei dati.
Siamo ancora ben lontani da un panorama chiaro e preciso per quanto riguarda la comunicazione digitale tra medico e paziente, ma senz’altro il GDPR sta smuovendo molto in tal senso. Ciò che ci si auspica è l’inserimento di questa problematica, davvero importante per chi lavora in questo settore, all’interno di un dibattito più ampio, non solo in sedi specifiche o accademiche ma anche istituzionali, per promuovere sia lato paziente che lato dottore un approccio consapevole alla comunicazione digitale e alla sicurezza dei dati sensibili.