apr 11, 2024

Intervista Dott. Sergio Pillon, coordinatore Trasformazione Digitale | ASL Frosinone

 

Come l'intelligenza artificiale sta attualmente trasformando la sanità digitale e quali sono i suoi impatti più significativi sui servizi sanitari e sui pazienti?

L’intelligenza artificiale in sanità per ora sembra una promessa elettorale: allettante, interessante, la vorremmo ma non la vediamo arrivare. Dan Ariely pubblicò nel 2013 su X, allora era ancora Twitter nel 2013. “I big data sono come il sesso tra adolescenti: tutti ne parlano, nessuno sa davvero come farlo, tutti pensano che tutti gli altri lo stiano facendo, quindi tutti affermano di farlo..." Dan è un professore di psicologia ed economia comportamentale alla Duke University e chiaramente un uomo molto perspicace.

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La possiamo trasformare, vista l’ovvia derivazione del’IA dai big data in: “L’intelligenza artificiale è come il sesso tra adolescenti: tutti ne parlano, nessuno sa davvero come farlo, tutti pensano che tutti gli altri lo stiano facendo, quindi tutti affermano di farlo..."

In un recente meeting internazionale del gruppo della IEEE* (Institute of Electrical and Electronic Engineers) di cui faccio parte e che si sta occupando degli standard della Digital Health, i referenti di Stanford, Harvard e di altri centri importanti negli Stati Uniti hanno dichiarato che vedono molti rischi da affrontare prima di poter inserire l’AI nella routine dei servizi sanitari. Il primo dei problemi è che l’IA “apprende” cioè modifica le risposte mano a mano che acquisisce informazioni e questo, pur avendo ben testato e “certificato” l’IA come efficace e non pericolosa, potrebbe portare nel tempo a problemi non facilmente prevedibili e mitigabili.

Quali sono le sfide principali nell'integrazione dell'intelligenza artificiale nel settore sanitario, sia dal punto di vista tecnologico che etico?

Per semplificare consideriamo tre ambiti di applicazione dell’IA: il primo è l’utilizzo dell’IA nei sistemi sanitari per l’organizzazione della logistica, il percorso che deve fare un infermiere per l’assistenza domiciliare, il coordinamento degli appuntamenti di un paziente, la gestione della previsione delle scorte dei farmaci, usi in stile “Amazon” per il cosiddetto backoffice. Un secondo uso è quello riservato al medico: la valutazione dei rischi di un paziente, l’analisi di un'immagine per proporre una diagnosi presunta, l’esame dei dati per proporre sospetti diagnostici. In questo secondo caso l’IA è un aiuto, ma è il medico a prendere la decisione finale. Il terzo caso, il più pericoloso a mio parere, è quello che riguarda l’interazione diretta con il paziente: pensiamo alle app per il supporto psicologico in casi di sindromi depressive o per la valutazione dei sintomi e molto altro. Non basta il “disclaimer” contatta il tuo medico, pochi pazienti lo faranno. In base alle categorie di rischio la prudenza deve crescere, ovviamente.

Sulla base di consultazioni sul tema che ha coinvolto oltre 80 leader nel settore dell'assistenza sanitaria e tecnologia, il Word Economic Forum ha individuato cinque fattori abilitanti che devono essere messi in atto affinché i sistemi sanitari possano implementare con successo la salute digitale su larga scala:

1) I dati: i sistemi sanitari devono incentivare la raccolta ed il flusso di informazioni sanitarie sfruttando appieno dati standardizzati e interoperabili che possono essere condivisi in tutto il continuum assistenziale, offrendo al contempo i più alti livelli di sicurezza e privacy dei dati. (non basta creare un contenitore, come ad esempio il FSE)

2) Tecnologia e analisi: i sistemi sanitari hanno bisogno di creare un ID paziente univoco per valutare la qualità della cura, del processo e di outcome. Devono garantire una facile integrazione con le infrastrutture tecnologiche e costruire piattaforme che supportino una analisi con l'intelligenza artificiale.

3) Finanziamenti e incentivi: i sistemi sanitari devono investire in infrastrutture e soluzioni sostenibili, fornendo al contempo rimborsi ed incentivi basati sul valore per consentire l'adozione del digitale e la collaborazione.

4) Erogazione “ibrida” dell'assistenza sanitaria: i sistemi sanitari devono valorizzare tutte le professionalità per migliorare gli esiti. Le organizzazioni devono assumere “talenti digitali”, formare e migliorare le competenze digitali dei dipendenti e mettere in atto programmi di gestione del cambiamento quando vengono introdotte soluzioni.

5) Regolamenti e politiche: i leader di governo e le autorità di regolamentazione devono creare sistemi digitali, regolamenti e politiche che sostengono l'etica, l'uso dei dati e delle nuove tecnologie (in particolare l'IA e l'IA generativa) e tenere il passo con l'evoluzione tecnologica, con un occhio di riguardo al miglioramento dei risultati per i pazienti, che è forza trainante chiave.

Potrebbe condividere esempi di successo o case study in cui l'AI ha portato a miglioramenti tangibili nella diagnosi, nel trattamento o nella gestione della cura dei pazienti?

In questo momento per quanto a mia conoscenza non ci sono veri casi di successo su larga scala. Ci sono esempi in corso di uso, in particolare sulle immagini, nel settore della radiologia e della dermatologia, utilizzate come supporto alla diagnosi del medico. Non bisogna mai dimenticare che la responsabilità finale della diagnosi con tutte le implicazioni legali, civili e penali è del medico e questo limita molto l’utilizzo della IA.

Guardando al futuro, come prevede che l'AI continuerà a influenzare la sanità digitale nei prossimi 5-10 anni? Quali innovazioni o tendenze dobbiamo aspettarci? E più in generale come vede il futuro della Trasformazione Digitale nella Sanità?

Inizio dalla fine. La trasformazione digitale è una condizione irrinunciabile per l’evoluzione dei sistemi sanitari: è avvenuto nel mondo dell’industria di tutti i servizi e l’erogazione dei servizi sanitari è più complessa ma non esonerata dall'obbligo di digitalizzare processi e percorsi. Dobbiamo aspettarci una trasformazione del “font end”, del modo con cui interagiamo con il servizio sanitari e del “back end”, delle modalità e dei processi organizzativi. Non è accettabile che il certificato telematico di malattia non si possa rilasciare dopo una televisita, che la ricetta dematerializzata sul sistema nazionale sia rilasciabile solo dopo una visita in ambulatorio o a domicilio (solo queste sono le uniche voci appaiono sul sistema gestito da SOGEI). Oggi solo in alcune regioni esiste la ricetta bianca elettronica per i medici che non sono dipendenti o convenzionati con il SSN per cui tutti gli altri medici non possono emettere ricette elettroniche. Potrei continuare ma spero che questi esempi siano sufficienti a chiarire quanto siamo indietro ancora nella applicazione pratica della sanità digitale. Tra 5 - 10 anni? Cosa posso dire? “Io speriamo che me la cavo”, come scrisse il bimbo della scuola di Barbiana, perché le prime vittime della mancata trasformazione digitale saranno gli anziani!

* E’ la più importante organizzazione al mondo nell'ambito dell'ingegneria elettrica ed elettronica e delle tecnologie dell'informazione